mercoledì 16 settembre 2015

Brian Biade; Mirabassì-Taufic



1 E 8 OTTOBRE, ROMA

ALEXANDERPLATZ E TEATRO STUDIO GIANNI BORGNA

Brian Biade; Mirabassì-Taufic

Per festeggiare la riapertura, l’Alexanderplatz ha ospitato un ospite d’eccezione: il batterista Brian Biade accompagnato da Scott Colley al contrabbasso e Benjamin Koppel al sax. Il trio di talenti, formato nel 2012, non manca di incisività pur contando su un assetto scarno e tagliente. La forza magnetica di Biade è stata capace di convogliare attorno a sé le energie migliori dei propri compagni di viaggio, che insieme avevano già suonato spesso e che di tale intesa riescono a rendere partecipe chiunque li ascolti: eccezionali doti di improvvisazione e un innato lirismo sono, rispettivamente, la cifra caratteristica di Colley e Koppel. La miscela esplosiva, unita alle indiscusse doti musicali del leader, fa il resto.

Il batterista statunitense, il cui drumming inconfondibile ha dotato di un’espressività unica il proprio strumento, è riuscito per tutto il concerto a dialogare in perfetta sintonia con Colley e Koppel, creando armonie dalle dinamiche imprevedibili, ora incalzanti, ora più dimesse, ma sapendo anche farsi da parte nei momenti in cui i brani lo richiedevano. Un esempio? Un’irriconoscibile In A Sentimental Mood, in cui il sax di Koppel ha svettato regalando momenti di grande intensità.

Il duo formato da Gabriele Mirabassi (cl.) e Roberto Taufic (chit.) presentava invece «Uni Brusii diferente» (Do-dicilune, 2014), che mette al centro i brani meno noti dei più grandi musicisti brasiliani ma anche e soprattutto l’influenza di quegli artisti sulla tradizione jazzistica europea. Non a caso alcune delle composizioni originali dei due musicisti — come Maxixando e Valsinha pra Duda di Taufic e Arrivederci e grazie di Mirabassi — recano traccia di una lezione rielaborata secondo stilemi personali. Il meraviglioso interplay del duo testimonia una lunga collabo-razione. La chitarra di Taufic riesce a evidenziare con acume le atmosfere dilatate dei brani scelti. Tra questi, oltre a una superba Ar rosas nào falam di Cartola, hanno spiccato Quem te viu, quern te ve di Chico Buarque e Tempo feliz dell’immortale Baden Powell.

Lirismo e melodia sono stati la chiave di volta dell’intero live, in cui — accanto all'indiscussa qualità dei musicisti e alla loro capacità di inserire elementi originali nell’interpretazione di grandi classici — va rilevato l’apprezzabile tentativo di mostrare il Brasile in modo realmente differente.